Venerdì 1
febbraio 2013 ore 20,30
auditorium
B.C.C. (piazza Roma)
del libro di Anselmo Palini
Pierluigi Murgioni. “Dalla mia cella
posso vedere il mare”
editrice Ave, Roma ottobre 2012, pp. 288, euro 14,00
prefazione di Domenico Sigalini
Intervengono
alla presentazione
Juan
Baladàn Gadea,
musicista uruguayano, prigioniero
politico per oltre tredici anni, alcuni dei quali trascorsi nello stesso
carcere in cui era rinchiuso don Pierluigi;
don Saverio Mori,
compagno di seminario, di missione e,
per alcuni giorni, anche di
prigionia di don Murgioni;
Pino Murgioni,
fratello di Pierluigi Murgioni;
Anselmo Palini, autore
del libro.
Introduce:
Luca Ghisleri
La presentazione, che
si svolgerà presso l’auditorium B.C.C. in piazza Roma, è organizzata dalla
parrocchia di Santa Maria Assunta, dall’Opera don Murgioni, dal gruppo
culturale Nexus e da tutta una serie di altre realtà e associazioni operanti a
Ghedi.
L’iniziativa gode del
patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ghedi
La
presentazione a Ghedi del libro su Pierluigi Murgioni acquista particolare
significato in quanto dal 1982 al 1988 don Pierluigi è stato curato di Ghedi.
Dopo la morte di don Pierluigi, a Ghedi è stata anche costituita l’Opera
Murgioni, che riunisce una serie di realtà operanti nel campo del volontariato.
Il
Concilio Vaticano II e la Conferenza di Medellin, la teologia della liberazione
e le comunità di base, la scelta dei poveri e la denuncia delle ingiustizie
strutturali, la testimonianza evangelica e la persecuzione: tutto questo
troviamo nella vicenda del bresciano Pierluigi Murgioni. Arrestato e sottoposto
a inaudite torture, venne rinchiuso in carcere per oltre cinque anni, dal
maggio 1972 all’ottobre 1977, per la sola colpa di avere proposto con la parola
e con l’esempio il messaggio evangelico di pace e di giustizia. Ma in un Paese,
come l’Uruguay, retto da una dittatura militare, predicare il Vangelo
significava essere considerato un pericoloso sovversivo. Per un certo periodo
nel carcere di Punta Carretas è stato
detenuto nello stesso piano in cui era rinchiuso anche l’attuale
Presidente dell’Uruguay, José Mujica (che si fece oltre tredici
anni di prigione). Don Pierluigi venne poi rilasciato ed espulso
dal Paese grazie all’interessamento della
Santa Sede e del Pontefice in persona, Paolo VI (che l’aveva ordinato sacerdote
il 3 luglio 1966 nella basilica di S. Pietro), del Governo Italiano e della
Chiesa bresciana. Nonostante i terribili anni trascorsi in prigionia, don
Murgioni tornò in Italia ancora più convinto del fatto che quella del Vangelo e
della nonviolenza fosse l’unica strada da percorrere.
Rientrato
in diocesi di Brescia, don Murgioni fu curato a San Faustino, in città, poi a
Ghedi, e infine parroco di Gaino e Cecina, due piccoli paesi vicini a Toscolano
Maderno. Mentre è parroco sul Garda, gli viene chiesto di curare la traduzione
in italiano del Diario degli ultimi
tre anni di vita di Oscar Romero (Diario
che uscirà per l’editrice Meridiana di Bari, con la prefazione di mons. Luigi
Bettazzi e la postfazione di padre David Maria Turoldo). Nel 1992 vi sono le
prime avvisaglie di problemi di salute e la situazione poi precipita
velocemente. Tutto ciò è probabilmente la conseguenza di una lenta degenerazione
degli organi più martoriati dalle torture subite nelle carceri uruguayane
di Punta
Carretas e di Libertad. Muore a
soli cinquantun anni il 2 novembre 1993 a Gaino, dove è sepolto,
La
Chiesa bresciana è stata direttamente coinvolta nella vicenda di don Pierluigi
Murgioni: da mons. Renato Monolo a mons. Gianni Capra e al vescovo mons. Luigi Morstabilini, che lo
visitarono in carcere e sempre lo sostennero e gli furono vicini; dai compagni
di missione di don Murgioni, come don Saverio Mori, don Renato Soregaroli e don
Claudio Delpero ai suoi compagni di classe in seminario e ai tanti altri
sacerdoti e laici bresciani che non fecero mancare il loro sostegno a don
Pierluigi durante i terribili e lunghi anni di prigionia.
La
Santa Sede e il Governo italiano si attivarono per la liberazione di don
Murgioni: Paolo VI, colui che aveva ordinato sacerdote don Pierluigi,
intervenne personalmente con il Ministro degli esteri dell’Uruguay per
sollecitare la liberazione del sacerdote bresciano; lo stesso fece anche Aldo
Moro, su sollecitazione del parlamentare bresciano Franco Salvi.
Soprattutto la vicenda di
don Murgioni pone alcuni interrogativi: come annunciare il Vangelo di pace e di
giustizia in una realtà di profonde e radicali disuguaglianze sociali? Come
porsi di fronte ad un potere politico brutale e violento? Come difendere i
diritti della povera gente? Come, insomma, essere Chiesa profetica e non Chiesa
muta e disincarnata in un contesto di dittatura militare? Ha scritto mons.
Domenico Sigalini, compagno di seminario di don Murgioni: ««Don
Pierluigi nella sua vita non è andato avanti a caso, non ha camminato senza meta, ma si
è fatto missionario, cioè ha abbandonato le sicurezze, si è trovato compagni di
viaggio, ha fissato lo sguardo su un obiettivo, ha scelto l’essenziale e ha
rischiato. Un missionario destabilizza le certezze che lo tengono legato a ciò
che è già sicuro e conquistato, ma comodo e inutile, e riesce a fare un
percorso senza rete di protezione, una scalata in free climbing, perché non ha nessuna certezza se non nella
provvidenza di Dio».
Anselmo Palini vive e lavora in provincia di Brescia. È docente di
Materie Letterarie nella Scuola Superiore e saggista. Nei suoi studi ha
approfondito in particolare i temi della pace, dell’obiezione di coscienza, dei
diritti umani e, più recentemente, le problematiche
connesse con i totalitarismi e le dittature del XX secolo, ricercando
soprattutto le testimonianze di chi si è opposto a tali sistemi.
Fra i suoi ultimi libri, ricordiamo:
·
Bambini e ragazzi nel mondo. I diritti affermati, i
diritti negati, Libreria Editrice
Vaticana, Roma 2000, prefazione di Piergiorgio Liverani, ex direttore di
“Avvenire”;
·
Le carte dei diritti, La Scuola, Brescia 2003;
·
Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni, editrice Ave, Roma 2005 (seconda ristampa 2010),
premio Capri San Michele 2006 sezione Giovani, prefazione di Franco Cardini, Università
di Firenze;
·
Voci di pace e di libertà. Nel secolo delle guerre e
dei genocidi, Ave, Roma
2007, prefazione di Paolo Giuntella, giornalista Rai, compianto quirinalista
del TGUno;
·
Primo Mazzolari. Un uomo libero, Ave, Roma 2009 (prima ristampa 2010), con postfazione
di mons. Loris Francesco Capovilla, segretario di Giovanni XXIII;
·
Sui sentieri della profezia. I rapporti fra Giovanni
Battista Montini-Paolo VI e Primo Mazzolari,
Messaggero, Padova 2010, con prefazione di Bruno
Bignami, presidente della “Fondazione Mazzolari” di Bozzolo, e postfazione di
Antonio Lanzoni, vice-postulatore della causa di beatificazione di Paolo VI;
·
Oscar Romero. “Ho udito il grido del mio popolo”, editrice Ave, Roma 2010, prefazione di Maurizio
Chierici, giornalista, già inviato del “Corriere della Sera” in America latina;
·
Primo Mazzolari. In cammino sulle strade degli uomini.
Scritti e discorsi in terra bresciana, Ave, Roma 2012, prefazione di Paolo Corsini, parlamentare, già sindaco
di Brescia per due mandati.
Ha pubblicato inoltre articoli, saggi e inserti su
varie riviste, come Humanitas, Vita e
pensiero, Scuola Italiana Moderna, Nuova Umanità, Scuola e Didattica, Mosaico
di Pace, Azione Nonviolenta, Nuova Secondaria, Dialoghi, Nigrizia, Formazione e
lavoro, Civiltà Bresciana, Città e Dintorni, Vita minorum, Adista, Impegno,
Notiziario Istituto Paolo VI.