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Papa Benedetto XVI a Rebibbia: “Le celle sovraffollate offendono la dignità della condizione umana”

Il Pontefice si appella al governo, perché affronti e risolva il problema del degrado delle carceri italiane.

Accolto da un lungo applauso, domenica Benedetto XVI ha fatto ingresso nella cappella del carcere romano di Rebibbia. Il Papa ha salutato le centinaia di detenuti, lungo il percorso. A ricevere il Pontefice  c’erano il ministro della Giustizia, Paola Severino, il capo del dipartimento della polizia penitenziaria, Franco Ionta, il direttore del penitenziario, Carmelo Conte e i cappellani del carcere, don Sandro Spriano e don Roberto Guarnieri.

LE PAROLE DEL PONTEFICE –  Il «sovraffollamento e il degrado possono rendere ancora più amara la detenzione», ha detto il Pontefice davanti a 300 carcerati. Perché i detenuti non debbano scontare «una doppia pena», le «istituzioni» devono verificare «strutture, mezzi, personale» in relazione alle «esigenze della persona umana», con anche ricorso a «pene non detentive». Il sistema di detenzione, ha concluso il Papa, «ruota intorno a due capisaldi, entrambi importanti: da un lato tutelare la società da eventuali minacce, dall’altro reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignità ed escluderlo dalla vita sociale. Entrambi questi aspetti hanno la loro rilevanza e sono protesi a non creare quell’abisso tra la realtà carceraria reale e quella pensata dalla legge, che prevede come elemento fondamentale la funzione rieducatrice della pena e il rispetto dei diritti e della dignitò delle persone. La vita umana appartiene a Dio solo, che ce l’ha donata, e non è abbandonata alla mercè‚ di nessuno, nemmeno al nostro libero arbitrio! Noi siamo chiamati a custodire la perla preziosa della vita nostra e di quella degli altri».

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